Cronache
2014, aprile: intensità, come sempre, nei seminari di Tada sensei - Autocontrollo: verso l'esterno e verso l'interno
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Il seminario è iniziato con gli esercizi di respirazione, kokyu, vocalizzazione dei 6 suoni, concentrazione ed altri ancora propedeutici ad una migliore pratica.
Qui, come sempre da ormai 50 anni quasi esatti (mancano pochi mesi), il maestro Tada ferma tutto il “branco” e lo fa accomodare sul posto per chiarire meglio la sua didattica, sotto questo profilo.
Non sono in grado di ripetere le parole del nostro maestro, caratterizzate da un profondissimo senso mistico, filosofico e marziale, ma posso farvi partecipe delle mie impressioni e sensazioni, che sono certo siano condivise dagli altri compagni di pratica.
La pratica dell’aikido non può essere disgiunta da questi aspetti, come la cura e l’amplificazione della nostra energia vitale, del nostro spirito, il rafforzamento dell’unione mente-cuore, lo sviluppo di un altissimo stato di concentrazione, che poi tutto insieme ci permetteranno di praticare l’aikido in un modo totale e senza compromessi o incertezze, sia fisiche che spirituali.
La pratica dell’aikido disgiunta da questi insegnamenti sarebbe una mera espressione fisica, corporea, marzialmente parlando svuotata di altissimi contenuti che invece contraddistinguono l’aikido (ma, invero, anche altre discipline marziali, dove questo tema è comunque ricorrente).
A Roma si direbbe “…serve solo pe' menà…” e neanche tanto questo, visto che di arti marziali tese a questo scopo ve ne sono di ben più pratiche ed efficaci!
Anche questa volta, l’esempio riportato dal M. Tada è stato chiaro.
O sensei impartiva lezioni di aikido a membri della famiglia reale giapponese, altissimi gradi delle Forze Armate e alti dignitari della corte e delle pubbliche amministrazioni, ai quali dubito fortemente interessasse acquisire tecniche di autodifesa o da rissa.
L’aikido è una disciplina che insegna l’autocontrollo sul fisico e maggiormente sullo spirito.
Il “dominio” spazio-temporale dentro e fuori di noi.
Il “non-attaccamento”, il rifiuto dell’avversario che ci si contrappone all’esterno ma anche all’interno del nostro animo…