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Cronache
2012, febbraio, Milano: Osawa Hayato sensei. Basta un tenkan - Dalla statica alla dinamica
Nella giornata seguente Osawa sensei ha naturalmente continuato ed approfondito il discorso tecnico che aveva iniziato, non tanto introducendo lo studio di nuove tecniche quanto riproponendo quelle su cui aveva già insistito, come abbiamo detto le tecniche fondamentali, in contesti differenti.
Il tutto naturalmente dopo aver richiamato alla memoria quanto fatto il giorno precedente.
Quanto detto fin qui può avere lasciato nel lettore l'impressione che la didattica di Osawa privilegi i momenti più statici, quelli in cui si studiano i rapporti dialettici tra tori ed uke, non curando perlomeno momentaneamente la tempistica od altri parametri dinamici.
E' doveroso correggere questa possibile impressione: il maestro Osawa è ben noto per la sua dinamicità, ed abbiamo già detto che lo è fino al punto da mettere in difficoltà anche osservatori attenti ed allenati.
Come passare ad esempio dalla posizione illustrata nella foto precedente, riferita ai momenti iniziali di una ipotesi di attacco, a quella visibile nella foto a fianco, in cui tori si è già portato in una posizione di sicurezza da cui continua comunque a controllare i movimenti di uke?
Nemmeno i tempi di reazione estremamente rapidi dell'obiettivo sono riusciti a fermare tutti i punti essenziali.
Scomponendo il movimento osserviamo che è stato eseguito un irimi (passo in avanti) seguito da un kaiten (rotazione del corpo).
Però molto più importante di ogni velleitaria analisi logica - il maestro avrebbe infatti potuto scegliere un movimento completamente diverso - è importante osservare la sua tempistica: si muove in assoluta sincronia con i movimenti dell'uke, senza alcun ritardo nella risposta.
Questo è reso possibile dagli automatismi ricercati attraverso il suo insegnamento di base, ma soprattutto dalla serenità del suo atteggiamento mentale che permette di osservare impersonalmente quanto accade senza lasciarsene coinvolgere, e agire di conseguenza in tempo reale.
Inutile dire che la capacità di mantenere un corretto atteggiamento mentale di fronte alle difficoltà è un insegnamento che travalica i confini pur grandi del tatami, fino a diventare potenzialmente universale.
La tranquillità interiore rende possibili spostamenti efficienti, logici, che permettono di raggiungere rapidamente posizioni che uke non è in grado di prevedere e tantomeno di impedire.
L'assenza di ragionamento cosciente non significa che i movimenti e le azioni siano privi di logica e senza un obiettivo preciso.
E' anzi proprio il distacco dai processi mentali che consente questa geometrica fedeltà ad un modello ideale, che rende futile ogni azione di contrasto.
A scopo didattico, per confrontarsi con ogni possibile situazione, si acconsente tuttavia in determinati momenti alle iniziative di uke.
Un esempio classico è rappresentato dal gruppo delle tecniche in ushiro waza.
Tada sensei ripete spesso nei suoi seminari che in una situazione realistica non si accetterebbe di avere alle spalle una persona potenzialmente aggressiva, preferiamo tuttavia studiare queste casistiche perché ci permettono di accumulare esperienze preziose.
Nella foto constatiamo la serenità con cui Osawa sensei ammette di essere afferrato per le braccia, senza però rinunciare a mantenere l'iniziativa, condizionando con la sua azione quella di uke, cui non viene consentita una presa efficace eppure ha l'impressione di averla a portata di mano.
Ritroviamo come è facile constatare tutti gli stilemi del "metodo Osawa": posizione del corpo estremamente raccolta, movimenti contenuti in cui si mantiene sempre un ottimo equilibrio e la precisa sensazione della direzione ottimale da seguire.
Oltre che, naturalmente, la fin troppo citata tranquillità dello spirito.
Osservando l'azione da un punto di vista più materiale, più tecnico, si può osservare (il maestro l'ha espressamente fatto notare) che alzando il gomito della persona con cui si ha a che fare lo si rende incapace di esercitare la sua forza ma anche di mantenere il suo equilibrio.
In questo caso entrambi i gomiti di uke vengono portati in posizione estrema, vanificando completamente ogni sua velleità offensiva.
I piedi tendono a sollevarsi da terra, e perdendo il contatto con la madre terra l'essere umano viene privato della sua forza, come insegna la leggenda greca del gigante Anteo, che riprendeva forza ad ogni atterramento e venne vinto da Ercole solo quando fu sollevato dal suolo.
Ne vediamo un esempio ancora più vistoso nella esecuzione di questo tenchinage, in cui Osawa sensei sollevando in leva il gomito sinistro del suo uke lo porta a perdere inesorabilmente il contatto col suolo con il piede corrispondente.
Il conseguente squilibrio non è reversibile, in quanto la gamba destra, su cui grava l'intero peso del corpo, non è in condizione di compiere alcun movimento.
L'entrata di tori su quel lato, completamente indifeso ed alla mercé, lo porterà inevitabilmente alla caduta.
La visione frontale consente di comprendere ancora meglio e senza intermediazione quanto ho tentato di spiegare a parole.
Ho detto in precedenza che Hayato Osawa è molto cresciuto dalla prima volta che lo vidi insegnare sul tatami (avevo già avuto modo di osservarlo come uke del secondo doshu Kisshomaru Ueshiba).
Il maestro Yoji Fujimoto ha pensosamente acconsentito: Sì, la crescita di Osawa sensei non è stata folgorante - mi dice - ma è stata continua, ininterrotta, sicura. E non si fermerà qui.
Era possibile già molti anni fa intuire che il maestro Osawa sarebbe arrivato molto lontano.
Ora che ne abbiamo la prova, possiamo essere fiduciosi che il suo messaggio, troppo bello per essere solamente descritto a parole od anallizato fredddamente a tavolino, porterà anche noi un po' più lontano.
Dovremo naturalmente osservarlo con la medesima serenità e limpidezza di spirito con cui ce lo propone.
Quindi: arrivederci a presto, Osawa sensei. E, naturalmente: domo arigato gozaimas'ta!