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L'architettura giapponese
Osvaldo Lilliu ci ha recentemente lasciato, dopo una lunga vita dedicata all'arte in ogni suo aspetto. Fu uno dei pionieri dell'aikido in Italia e dopo il suo ritorno alla Sardegna fu una figura di spicco nello sviluppo a Cagliari di questa arte apparentemente lontana. Sviluppo importante che attirò l'attenzione di Hosokawa sensei, al punto di voler avere là il suo dojo e la sua dimora,
O sensei
Nel 1997 assieme a Giancarlo Pezzulli e Giovanni Granone iniziai la creazione del sito ufficiale dell'Aikikai d'Italia (www.aikikai.it). Una avventura durata per me più di 10 anni e che mi ha dato molto, un molto che ho cercato di restituire nei limiti delle mie capacità ai lettori. Sono tornato anche negli anni seguenti a collaborare, ma adesso come alcuni sanno ho preso strade apparentemente diverse pur considerandomi ancora sullo stesso cammino. Ma nonostante non sia più presente da molti anni, Wikipedia alla voce aikido continua ancora a citare tra le fonti la mia biografia del fondatore dell'aikido Ueshiba Morihei, che molti amano chiamare o sensei (grande maestro). Fu pubblicata su aikikai.it oltre 20 anni fa ma da molto tempo è stata tolta. Ritengo giusto ripubblicarla, con qualche aggiustamento, correggendo i refusi sopravvissuti fino ad oggi e i palesi errori scoperti nelle ricerche successive. Ma lasciando ove possibile il testo originale, con tutti i suoi difetti e - se ce sono - pregi.
P.B.
La Foto
Sì, questa foto ha rappresentato per molti una svolta nella vita; vederla, innamorarsi di quest'arte, salire sul tatami, accorgersi fin dal primo minuto che su questa bicicletta si pedala, e tanto!
E continuare a pedalare, pedalare. Smettendo inevitabilmente, prima o poi.
Non di pedalare! Ma di chiedersi dove si arriverà: che importa?
Artemarzialmente
Una domenica mattina di molti anni fa, ritrovandomi sorprendentemente pieno di energie e sostanzialmente senza nulla da fare decisi di andare alla segreteria dell'Aikikai. Non dico per sbrigare un po' di arretrati – cercavo di non averli sapendo che ne sarei stato travolto - ma per andare un po' avanti e poter tirare il fiato in seguito. O eventualmente avere una riserva quando sarebbe capitato il prossimo “imprevedibile” disastro, periodico quanto frequente.
Il rumore della chiave nella serratura, nella quiete della domenica, in quella grande ex caserma lontana dal traffico e ormai deserta in cui occupavamo quelle che sembra fossero prima le scuderie e poi il circolo ufficiali, in mezzo ai platani e al profumo dei tigli e della camomilla selvatica, ai margini di una enorme piazza d'armi da cui ci separava un muro impenetrabile ma che costituiva in ogni caso un'ulteriore oasi di verde... si deve essere notato.