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La cultura guerriera del Giappone trova la sua massima espressione materiale nella spada: allo stesso tempo strumento di combattimento e di formazione interiore, il nihontô, la spada giapponese, è anche apprezzata come opera d'arte.

Ha una storia più che millenaria, che per quanto complessa merita di essere conosciuta e studiata, e alcune "regole del gioco" che occorre conoscere.

Utilizzeremo la terminologia giapponese, rimandando al futuro glossario la descrizione dettagliata del significato letterale dei termini.

I termini giapponesi identificano in maniera univoca ogni particolare od ogni elemento di studio, e l'utilizzo di un linguaggio comune permette agli studiosi di intendersi anche quando divisi da distanze di lingua, di cultura, di epoca.

I praticanti di arti marziali ad esempio sono in grado di capirsi ed allenarsi assieme condividendo termini come ippon seoi nage (judo), kataterori gyakuhamni (aikido) o inyo shintai (iaido). Allo stesso modo termini come nagasa, yasurime o sori non possono e non debbono essere sostituiti da traduzioni più o meno fedeli.

Ogata Gekkô (尾形月耕, 1859-1920). Il mitico spadaio Munechika forgia con l'aiuto del dio Inari, raffigurato in sembianze di volpe, una spada per l'imperatore Ichijo.

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