Maestri del passato

Dietro ogni scuola c'è un personaggio chiave che ha avuto l'intuizione e la forza di crearla o di renderla grande: un maestro. E ci sono i maestri suoi discepoli, che ne hanno trasmesso il messaggio.

Il Giappone ha avuto grandi maestri di arti marziali o cerimoniali, di arti applicative o di arti figurative. Qui troverete, in ordine cronologico, le biografie di grandi maestri di arti marzial ma quasi tutti loro hanno praticato anche altre arti tradizionali.

Studiare le vite, i pensieri, le opere e i percorsi di formazione e di approfondimento dei grandi maestri del passato, i loro metodi di vita e di studio, è quanto raccomandano incessantementei dai grandi maestri contemporanei.

Attraverso il loro insegnamento ognuno può arricchire la propria cultura ed allargare verso nuovi orizzonti la propria visione del mondo.

Yamaoka Tesshu (1836-1888). Il mediatore senza compromessi

Come mai non solo si continua a parlare di Yamaoka Tesshu, ad oltre 120 anni dalla sua morte, ma si continuano a studiare metodicamente la sua vita, il suo pensiero, i suoi metodi di insegnamento e di allenamento? Non troverete qui una risposta esaustiva, ma tenteremo di fornire  al praticante e allo studioso di arti marziali alcune tracce da seguire e approfondire.

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Tsukahara Bokuden (1489-1571). Una lunga vita con la spada al fianco

Stampa di Yoshitoshi (1870 circa)

Un impossibile duello tra Miyamoto Musashi (1584-1645) e Tsukahara Bokuden (1489 - 1571), che si difende impugnando il coperchio della pentola con cui si stava preparando il pasto.

 

Tsukahara Bokuden (塚原 卜伝 1489 - 1571) nacque nell'omonimo villaggio di Tsukahara, nella attuale prefettura di Ibaraki e non lontano dal Kashima Jingu, un tempio in cui venivano coltivate da secoli le arti marziali. Il suo primo nome era Yoshikawa Kotaro e fu in seguito conosciuto anche come Urabe Tomotaka.

Era figlio di un monaco del tempio, Urabe Kakuken, e venne addestrato all'uso delle armi fin dall'infanzia rivelandovi grande interesse e spiccate capacità. Il tempio di Kashima e quello di Katori più al sud, ove Iizasa Choisai Ienao (1387-1488) dopo un ritiro spirituale aveva fondato la scuola Tenshin Shoden Katori Shinto ryu, erano entrambi dedicati agli dei delle arti marzial ed erano all'epoca i centri nevralgici per l'insegnamento della spada.

La scuola del Kashima Jingu era  conosciuta come Kashima Shin ryu, o Kashima no tachi e si crede che Bokuden abbia praticato sia questa che la scuola di Katori. Assunse il nome Tsukahara Takamoto all'età di 12 anni quando venne adottato dal daimyo locale Tsukahara Shinzaemon Tosa no kami, su raccomandazione del maestro d'armi del feudo Matsumoto Naokatsu, che aveva meritata fama di grande guerriero.

In breve tempo Tsukahara divenne noto come esperto delle "sette scuole del Kantô, la regione in cui si colloca Tokyo, e quindi "scuola dell'est" che rivaleggiava con le "otto scuole di Kyoto" o "scuola dell'ovest" e gradualmente la sua fama crebbe al punto di riferirsi a lui come "il genio del Kantô". Trovando arduo progredire ancora, il giovane discepolo chiese al padre adottivo e al maestro Matsumoto di scrivere ognuno in segreto il nome di un maestro da seguire,  e quando le due scelte vennero confrontate si vide che entrambi avevano identificato il maestro Kamizumi Ise no kami Nobutsuna, della scuola Shinkage ryu. Era stato allievo di Matsumoto, si era poi ritirato nella città natale di Minowa dove aveva aperto la sua scuola, che fondeva tecniche e principi del Kashima shin ryu con quelli della scuola Aisu Kage ryu, fondata circa 20 anni prima  e diffusa nel suo ambito familiare. Aveva acquistato in tempi relativamente brevi una grande reputazione e un gran numero di allievi, al punto che si dice il suo dojo assomigliava piuttosto ad un castello.Tra i suoi discepoli va ricordato Yagyu Muneyoshi, da cui derivò poi l'importante scuola Yagyu Shinkage ryu.

I progressi di Tsukahara  furono rapidi e si riporta che già all'età di 20 anni avesse battuto in un incontro cortese il maestro Nobutsuna, del quale rimase assistente per gli anni che seguirono.

Nota: Molti testi sono concordi nel riportare queste notizie, ma va notato che Kamizumi Nobutsuna nacque l'anno prima del suo presunto insegnamento a Bokuden, ed il suo curriculum marziale presso il maestro Aisu si creda che inizi intorno all'anno 1530. Il  suo insegnamento e la fondazione dello Shinkage ryu sono ancora posteriori, al termine di un periodo passato come ufficiale alle dipendenze del condottiero Uesugi Kenshin. Non è possibile al momento precisare se ci sia semplicemente uno scambio di persona (probabilmente Kamiizumi Hidetsugu, il padre di Nobutsuna), o se si tratti di fatti non veritieri.

Due anni dopo, nel 1511, lo shogun Ashikaga Yoshitada chiese di inviare a Kyoto il miglior campione delle sette scuole per confrontarsi con il campione dell'ovest. Venne organizzato un torneo per selezionare il rappresentante, ma la forte posta in gioco causò gravi  tensioni: due dei campioni si uccisero a vicenda in duello prima ancora di scendere ufficialmente in lizza e Urabe Tsunetaka, fratellastro di Tsukahara, rimase vittima di un attentato cui sopravvisse ma menomato per sempre. Tsukahara chiese ed ottenne di subentrare al suo posto e si crede che proprio in questa occasione abbia scelto il nome definitivo di Bokuden.

Un secondo attentato notturno prese di mira Tsukahara, che venne tuttavia messo sull'avviso dalla percezione di odio mortale (saki) intorno a lui e riuscì ad evitare un colpo di lancia fatale riuscendo a ferire l'aggressore in fuga, lanciando il suo wakizashi là dove gli era parso di intuire una presenza ostile. Il giorno del torneo la sorte gli assegnò come primo avversario Ogano Sadamichi, visibilmente ferito alla gamba sinistra quindi identificabile come l'attentatore. Tsukahara chiese che l'assalto si svolgesse con lame affilate e non con i bokken da allenamento: Ogano fu gravemente ferito all'avambraccio destro, e si sottrasse al disonore compiendo seppuku. Nel seguito del torneo Tsukahara sconfisse il maestro di lancia Kamei Shinjuro, che ebbe l'arma fracassata e usò lo spezzone come asta per sottrarsi all'assalto con un balzo, venendo però squalificato dai giudici. In finale si trovò ad affrontare il suo antico maestro Matsumoto che quasi subitò spezzò con un colpo il bokken di Tsukahara, che chiese il ricorso al kumiuchi - corpo a corpo - nel quale ebbe la meglio sull'avversario, che aveva il doppio dei suoi anni. L'incontro venne giudicato pari ma Matsumoto riconobbe la vittoria a Tsukahara, che divenne così il campione dell'est.

Il torneo dell'ovest, svoltosi nel giardino della dimora degli Hosokawa, aveva visto vincitore Okamoto Shungo, un maturo guerriero che affrontò dunque Tsukahara, alla presenza dello shogun e di numerosi notabili, nel tempio di Kiyomizu. Tsukahara vinse, e si trattenne diverso tempo a Kyoto per insegnare.

Si pensa che sia stato lui in questo periodo ad elaborare la spada da allenamento e combattimento per il kendo che conosciamo oggi, lo shinai assemblato con strisce di bambu, che sostituendo il bokken di legno di quercia avrebbe evitato molti infortuni, anche mortali.

Altre leggende infondate vogliono invece che sia stato proprio lui ad inventare il bokken, che avrebbe anzi preso da lui il nome. Non mancano nella sua leggenda episodi chiaramente rielaborati dalla fantasia popolare e poi tramandati dai cantastorie erranti (kodan), che non hanno alcun riscontro nella realtà storica. Ricordiamo fra tutti un presunto duello col grande Miyamoto Musashi, nato in realtà quando la lunga vita di Tsukahara si era già conclusa.

Si tende invece ad accettare l'episodio che lo vorrebbe vittima di un ennesimo attentato ad opera di Ochiai Yoshitugu, eliminato da Shungo nel torneo dell'ovest con un verdetto contestato, e che non accettava nemmeno la vittoria di Tsukahara. Ochiai si era occultato dietro un paravento di carta (shoji) per colpire  a tradimento Tsukahara al suo passaggio, ma questi avvertendo una presenza ostile aveva estratto il wakizashi - giudicando istintivamente inadatta in uno stretto corridoio la lunga spada - e squarciato il paravento uccidendo con un sol colpo Ochiai. Era ormai conosciuto come un kenshi, un santo della spada, e una promettente carriera lo avrebbe atteso a Kyoto. Decise tuttavia di ritornare a Kashima.

La leggenda riporta come conquistò la mano dela sua sposa Yuki, che era corteggiata anche da Okamoto Toshinao, figlio di quell'Okamoto Shunko sconfitto nel torneo finale da Tsukahara, e quindi a lui comprensibilmente ostile. Durante la stagione della fioritura dei ciliegi, venne tenuta una festa all'aperto. Okamoto si recò ai piedi di un albero, recise con un forte grido (kiai) un ramo con la sua spada, rimase un attimo tra i petali flottanti nell'aria, scossi dal colpo di spada, il ramo nella sinistra e la katana nella destra, ed andò poi ad offrire il ramo fiorito ad una bella dama. Dopo lunga esitazione, sembra che fosse contrario a manifestazioni vistose della sua maestria, Tsukahara si avvicinò ad un altro albero ed emise un sommesso kiai. I presenti non riuscirono a scorgere il movimento della spada, già rinfoderata nel momento in cui Tsukahara si voltava con un ramo fiorito in mano. Nessun fiore o petalo era stato scosso dal taglio al punto da cadere e l'omaggio venne offerto alla giovane Yuki. La notte stessa, ma è lecito dubitare di questi continui attentati ripetutisi in circostanze simili e sempre risoltisi grazie a presentimenti miracolosi, venne aggredito in un parco da Okamoto Toshinao: l'aggressore venne falciato dalla mano sinistra di Tsukahara, che aveva fulmineamente estratto l'arma mentre con la destra continuava ad accarezzare il capriolo che gli si era avvicinato fiducioso.

Tralasciando altri episodi sensazionalistici, vale la pena di menzionare le presunte ragioni del suo ritiro in meditazione. Aisu Iko, anziano samurai fondatore della scuola Kage ryu (scuola dell'ombra), arbitro dei combattimenti di Kyoto, pur felicitandosi con lui sia per la vittoria che per essere scampato all'attentato di Ochiai aveva osservato che un ulteriore avanzamento nello stato di illuminazione di Tsukahara gli avrebbe consentito di prevenire l'agguato riuscendo ad evitarlo senza togliere la vita all'aggressore. Colpito da questa affermazione, che non riusciva a dimenticare né assimilare, Tsukahara abbandonò il mondo ritirandosi nel tempio di Kashima per un periodo di allenamento intenso che sarebbe durato 1000 giorni (sennichi-gyo).

Ogni tentativo di ricostruire cosa veramente Tsukahara Bokuden abbia realizzato durante questa sua ricerca è futile. Il suo metodo, al termine del ritiro, venne denominato Hitotsu no tachi, una sola spada ma i suoi discepoli preferirono in seguito chiamarlo Bokuden ryu o Shinto ryu. Nel resto della sua vita Tsukahara Bokuden fu prevalentemente un samurai errante, ma non solitario: viaggiava incessantemente per il Giappone, ma seguito da centinaia di allievi fedeli, con un corteggio che eguagliava quello dei grandi signori. Lo spingevano a questa vita erratica il dolore per la perdita della moglie, scomparsa dopo circa 20 anni di matrimonio, e le continue richieste dei feudatari per avere il suo appoggio in questa o quella guerra; si contano a 37 le guerre a cui participò, oltre 200 i guerrieri da lui uccisi in combattimento, 20 circa i duelli all'ultimo sangue da lui sostenuti.

Non si può per questo concludere che fosse un sanguinario. In uno degli episodi più celebrati della sua vita risparmiò la vita ad uno sciocco samurai, Kajiwara Ryumon, che lo aveva sfidato per futili motivi mentre si trovavano entrambi ad attraversare il lago Biwa su un traghetto. Tsukahara qualificandosi come praticante di Muto ryu (scuola senza spada) o secondo alcuni Mutekatsu ryu (scuola senza agire) propose allo sfidante di attraccare ad un isolotto per combattere con comodo, cedendogli cortesemente il passo al momento di scendere dal battello. Ma appena l'avversario fu sbarcato Tsukahara con un colpo di remo fece allontanare il traghetto dalla riva, abbandonando il samurai sull'isolotto a riflettere sui tanti modi di avere ragione degli oppositori senza mettere mano alle armi.

Col passare degli anni Tsukahara Bokuden si fece più attento alla trasmissione del suo insegnamento, e ebbe tra i numerosi discepoli numerosi generali passati alla storia e lo stesso giovane shogun Ashikaga Yoshiteru, ma negli utlimi momenti della sua lunga vita si ritirò di nuovo in meditazione sulle montagne. La sua tomba sorge nella città di Kashima, che gli ha anche dedicato un monumento, accanto a quella della moglie Yuki. Fu forse uno dei primi guerrieri ad attribuire grande rilevanza alla ricerca interiore, ma la prematura morte dei suoi primi discepoli scomparsi nelle cruente guerre che furono il preludio dell'epoca Edo, rende difficile stabilire con certezza in che modo gli siano debitrici le scuole di spada che vennero dopo di lui. E' probabile che la tecnica sia andata persa, rimane sicuramente intatto il suo ammaestramento morale anche se è difficile stabilire cosa attribuirgli con certezza.

Le cento regole della guerra, di Tsukahara Bokuden (recensione)

 

 

 

 

 

 

 

 

Takuan Soho (1573-1645). Un guerriero della mente

Takuan Soho (沢庵 宗彭 1573-1645) è entrato da secoli nella leggenda: personaggio eclettico, ha lasciato traccia di se ovunque lo abbiano portato i suoi passi, decisi quanto erratici.

Dobbiamo fare i conti con Takuan sia per quanto riguarda la dottrina zen - è considerato il maggior maestro della setta rinzai - che per la storia del Giappone nell’epoca probabilmente più controversa e contrastata della sua vita millenaria, il periodo di sanguinose guerre che segnò l’inizio dell’era Edo dopo che Yeyasu Tokugawa vinse nella grande battaglia di Sekigahara ogni suo oppositore.

Takuan si dice infatti sia stato consigliere di fiducia di famosi generali, come Ishida Mitsunari sconfitto a Sekigahara e brutalmente giustiziato o Kuroda Nagamasa che da Sekigahara uscì invece vittorioso e con la fama di avere assicurato la vittoria all’armata dell’ovest, della stessa casata imperiale e del tenno Mizunoo, che abdicò nel 1629, e di grandi uomini d’arme come il samurai solitario Miyamoto Musashi e il maestro Yagyu Munenori, guardia del corpo e maestro d’armi dello shogun.

Perfino in cucina la sua presenza si avverte ancora: prende nome da lui un metodo di preparazione del daikon, il ravanello giapponese, che viene fermentato fino al punto di assumere il nome di takuanzuke e un sapore aspro, intimidente eppure allo stesso tempo fascinoso ed attraente, come si dice sia stato il carattere di Takuan e come indubbiamente appaiono al lettore molti suoi scritti.

Takuan, di famiglia samurai, aveva rivelato un precoce interesse per i temi religiosi, affrontati all’età di 8 anni, e a 10 prese i voti. Fu 4 anni dopo che iniziò lo studio della dottrina rinzai, sotto la guida del maestro che sembra abbia lasciato su di lui l’impronta più profonda: Shun-oku Soen. Ulteriori segni di precocità li diede divenendo a soli 36 anni abate del tempio di Daitokuji ma accompagnati da un dinamismo che potrebbe superficialmente essere considerato irrequietezza: passò infatti gran parte della sua vita errando per il Giappone e manifestando in ogni occasione le sue idee, radicalmente lucide e talvolta invise al potere. Fu infatti esiliato nel nord del paese dallo secondo shogun Tokugawa, Hidetada, ma richiamato ed anzi chiamato alla guida del santuario dei Tokugawa, il tempio di Tokai-ji, dal terzo shogun Iemitsu. Scomparve nel 1645, chiedendo al momento della morte di impugnare il suo pennello: tracciò il carattere cinese 夢 (yume, sogno), ripose il pennello e spirò.

Aveva lasciato ai suoi accoliti queste istruzioni:

“Seppellite il mio corpo sulla montagna dietro il tempio, copritelo con i detriti e tornate alle vostre dimore. Non leggete i sūtra, non officiate cerimonie. Non accettate alcun dono né dal monaco né dal profano. Lasciate che i monaci indossino le solite vesti e consumino i loro pasti e procedete come in un giorno qualsiasi”.

La tomba di Takuan nel Tokaiji; evidente che il suo destino è di essere citato ma non ascoltato (foto: http://www.wikimedia.org)

L’edizione italiana dele sue opere inizia con il testo Fudoshin Shinmyoroku, dedicato al maestro di spada Yagyu Munenori, e prende per questo il titolo di Sogni (ispirandosi al momento del trapasso di Takuan) ed il sottotitolo di Scritti di un Maestro Zen a un Maestro di Spada. Comprende tuttavia anche altri due scritti di Takuan, il Taiaki dedicato al maestro di spada Onoa Tadaaki, della scuola Ittô ryu, ed il Reirôshu.

 

Fudochi Shinmyoroku (Testimonianza segreta della Saggezza Immutabile)

Incipit:

“Il termine ignoranza indica l’assenza della illuminazione, l’oscurità. È come dire inganno, errore, illusione. Luogo di stallo è quello in cui la mente si ferma. Nella pratica del buddismo si dice vi siano cinquantadue stadi e, tra l’uno e l’altro di questi, il luogo su cui la mente si ferma viene detto luogo di stallo. La mente si ferma quando è trattenuta da un oggetto, un’azione, una riflessione, una preoccupazione la quale può essere di qualsiasi natura. Nell’ambito dell’arte marziale stessa fermarsi significa, ad esempio, osservare la spada in movimento mentre sta per colpire. La mente, fissa, si preoccupa della spada in sé, e non permette ai movimenti del combattente di essere liberi e compiuti. In quel medesimo istante l’avversario ha la meglio”.

L’insegnamento di Takuan travalica le distanze temporali e culturali che ciseparano da lui, e ha lasciato profonde indelebili tracce nell’insegnamento delle arti marziali. Ancora:

“La mente è immutabile quando vede senza guardare. Per guardare si dovrebbe fermare. Quando la mente si ferma su qualcosa, poiché il cuore si riempie di ogni genere di preconcetti, trattiene diversi movimenti in sé. Quando i movimenti nella mente cessano, la mente che si era fermata si muove, senza però muoversi affatto”.

Ma Takuan non è il primo, oltre a non essere il solo e fortunatamente nemmeno l’ultimo ad avere lucidamente portato alla luce questi concetti: eccolo citare un provocatorio piccolo poema del monaco Bukkoku, vissuto circa 500 anni prima di lui:

“Sebbene non ponga attenzione nel suo compito,
sui piccoli campi di montagna,
lo spaventapasseri non è posto invano”

 

Reirōshu (Il Tintinnío Cristallino delle Gemme)

L’opera inizia con un dialogo tra Takuan ed alcuni passanti, sulla priorità da accordare nel percorso della vita, alla sopravvivenza, giustificata perché non è possibile alcun percorso se viene meno la vita, o alla rettitudine, che ci può imporre la rinuncia alla vita. Ad uno di essi Takuan rispose:

“Morire perché un insulto ci ha contrariati non è affatto questione di rettitudine. Questo è piuttosto dimenticare se stessi in un momento d’ira. Non è certo rettitudine, anche se ne ha l’aria. È rabbia, nient’altro. Un uomo che si adira per l’insulto, si è già allontanato dalla rettitudine prima ancora di essere insultato. L’uomo retto, quando è tra le gente, non viene mai insultato. Essere insultati significa aver perso la propria rettitudine prima di aver ricevuto l’offesa”.

Questo saggio parla dunque della natura e del destino dell’uomo e del guerriero, guardando direttamente il vero volto di sentimenti apparentemente conosciuti ma in realtà enigmatici per l’uomo non realizzato: la rettitudine, il desiderio, l’onestà, il dubbio, le qualità essenziali (dieci secondo Takuan).

 

Taiaki (Annali della spada Taia)

In questo testo Takuan alterna dei principi espressi in lingua cinese ed in stile corsivo (inciso) a spiegazioni ed esemplificazioni in giapponese.

“L’uomo che sa usa la spada ma non uccide altri uomini. Usa la spada e dà agli altri la vita. Uccide solo quando è necessario. Quando è necessario dà la vita”.

“Usa la spada e dà agli altri la vita” significa che la sua spada non deve essere necessariamente strumento di morte e, poiché gli altri tremano al punto di essere simili a morti, quando vengono messi di fronte a questo principio, non è necessario ucciderli. “Usa la spada e dà agli altri la vita” significa che durante il combattimento con il suo avversario, lascia che sia l’altro a compiere i movimenti, osservandolo fino a che gli aggrada.

Secondo la saggezza cinese cui Takuan si ricollega, la saggezza stessa viene ricevuta senza che alcun maestro l’abbia rivelata, e in quel momento ci si accorgerà di possedere misteriose impensate facoltà. Questo stato dell’essere umano viene chiamato Taia, e l’autore illustra brevemente l’origine di questa leggenda: Taia era una spada preziosa e senza uguali, tempestata di gemme e in grado di tagliare qualunque cosa, senza che fosse in alcun modo possibile farle resistenza. Ecco perché le facoltà trascendenti dell’uomo illuminato vengono paragonate alla spada di Taia. Facoltà trascendenti, ma presenti allo stato latente in ogni essere umano, ed alla portata di ogni essere umano che voglia e sappia seguire la giusta Via, seguendo questultimo precetto di Takuan Soho:

“Se segui il mondo odierno, volterai le spalle alla Via. Se non vuoi voltare le spalle alla Via, non seguire il mondo”

Tsuji Gettan (1648-1728). Il maestro in incognito

Tsuji Gettan Sukemochi (辻月丹資茂 1648-1728) è un maestro di spada sulla cui biografia le fonti non dicono molto e non sempre sono univoche. Proveniente da altolocata famiglia della provincia di Omi, il suo primo nome fu Heinai. Fu discepolo di Yamaguchi Bokushinsai fondatore del Yamaguchi ryu e ne ricevette intorno al 1674 il certificato menkyo kaiden e l'autorizzazione ad insegnare nella città di Kyoto. In seguito si ritirò nel monastero di Kyukoji a Edo per perfezionarvi gli studi letterari e quelli interiori sotto la guida dal maestro Sekitan Ryôzen .

Altre fonti riportano che abbia seguito il Jikyo ryu del maestro Taga Jikyosai Morimasa, trasponendone i principi nel Mugai ryu per non lasciarli perire, essendo Taga sensei scomparso senza lasciare eredi.

Tornò in seguito ad Edo per insegnare la sua arte chiamando la scuola da lui fondata Mugai (senza esteriorità) ryu. Il termine venne attinto dal poema che gli fu consegnato dal successore di Sekitan Ryôzen roshi per attestare la sua illuminazione, che aveva raggiunto all'età di 45 anni assumendo anche il nuovo nome di Gettan Sukemochi.

Abbiamo rintracciato una copia del poema e proponiamo di renderla in italiano come potete leggere sotto.

Stilata sulla traccia della versione in inglese pubblicata dalla Fondazione Mugai ryu, é stata redatta con la consulenza di persone esperte nella lingua giapponese.

Ci riserviamo comunque di affinarla ulteriormente.

 

 

 

 

Ippo jitsu mugai L'unica vera legge non attiene all'esteriore
Kenkon ichijoo e E' universale, costante
Suimo masani mitsuni osamu La piuma portata dal vento in verità possiede il segreto
Dochaku sureba hikari kiyoshi Conoscere armonia nella confusione, è illuminazione

 

 

 

 

In una conversazione tuttavia, richiestogli quale fosse lo stile che adottava ed insegnava, lo definì piuttosto, forse scherzando e forse no, essendo come tutti gli uomini zen abituato a risposte sconcertanti che mettevano in crisi i preconcetti degli interlocutori, Mugei ryu: L'unico stile.

I registri della scuola scomparvero nel gande incendio di Edo del 1695 - ma è certo abbia insegnato la sua arte a numerosi signori feudali di alto livello oltre che a di vassalli di grado intermedio. I discepoli incaricati di ricostruire l'archivio enumerarono tra coloro che avevano praticato con Gettan sensei 32 daimyo con rendite superiori a 10.000 koku e 156 samurai alle dirette dipendenze dello shogun, oltre ad un migliaio circa di samurai agli ordini di vari feudi.

Gettan sensei intorno al 1709 e quindi in età già avanzata fu raccomandato dal signore Kageyu Tadataka di Sakai - uno dei suoi discepoli - per una udienza e presumibilmente una dimostrazione di spada di fronte allo shogun Tsunakichi (o Tsunayoshi) Tokugawa, evento che avrebbe probabilmente cambiato i destini della scuola facendone una di quelle ufficialmente riconosciute e promosse dal governo centrale. Ma lo shogun scomparve prima che l'udienza potesse avere luogo.

Non si sposò e non ebbe figli naturali, ma la sua scuola è ancora oggi attiva. Rifiutò ripetutamente di entrare alle dipendenze di un feudo ma inviò il nipote Tsuji Uheita presso la famiglia Sakai del feudo di Umayabashi ed il figlio adottivo Tsuji Kimata Sukehide presso la famiglia Yamanouchi in Tosa.

Come spesso avviene il passare del tempo ha diviso la scuola in diversi ha (correnti o branche) di cui il principale sembra essere quello che si riconosce nel Mugai Kai.

Gettan sensei ha lasciato il testo Mugai Shinden Kempō Ketsu che gode di alta reputazione non solamente per il valore di testo di riferimento nella filosofia marziale ma anche per il suo valore letterario.

Si dice di lui che sia stato il solo uomo di zen passato alla spada, quando normalmente succede l'inverso, ma questo contrasta come abbiamo visto con la sua biografia che indicherebbe un percorso diverso in cui zen e spada procedevano affiancati.

Sicuramente era solito ripetere che solamente apprendendo i segreti dello zen i suoi discepoli avrebbero potuto ricevere il menkyo kaiden, in quanto solo lo zen libera l'uomo dalle sue illusioni. E va da se che le illusioni in un uomo di spada possono essere e spesso sono fatali.

Morì come altri grandi personaggi della spada e dello zen (ad esempio Yamaoka Tesshu) assumendo la posizione di meditazione del loto, nel giorno anniversario della scomparsa del suo maestro, Sekitan roshi.

 

 

Si tramanda che sia stato un uomo dall'aspetto ordinario e vestito in modo dimesso per quanto curato, in cui nulla faceva sospettare il grande guerriero. La sua guardia appariva debole e rinunciataria, ma i tentativi di violarla si risolvevano quasi sempre in uno smacco ed uno dei suoi avversari riferì di essersi sentito come un insetto invischiato nella resina di un maestoso albero, avvinto dalla lama di Tsuji Gettan ed incapace di sottrarvisi.

Riporta Richard Kim (The classical man, Rising Sun, 1999, p. 85 e seguenti) che il celebre maestro zen Omori Sogen (1904-1994), che fu anche grande maestro di spada della scuola Jikishinkage ryu abbia visitato il museo dedicato a Tsuji Gettan nella prefettura di Kochi rimanendo enormemente impressionato dall'esaminare il suo shinai, la spada di bambu che utilizzava nelle esercitazioni e nei combattimenti.

Mostrava segni di uso solamente nella zona corrispondente al monouchi, ossia la parte terminale con la quale si vibrano i colpi. Il resto dello shinai era come nuovo, e questo provava le eccelse capacità del maestro che ne aveva fatto lo strumento della sua arte.

Era tuttavia come abbiamo visto persona schiva che non amava mettersi in mostra, e durante la sua vita evitò per quanto poteva competizioni e duelli.

La stessa fonte riporta che un samurai ignoto gli rivolse la parola mentre era intento a tagliare della legna da ardere, chiedendo con insistenza di conoscere i principi della sua scuola e della sua scherma. Gettan infine rispondendogli semplicemente 'Qualcosa come questo.' si limitò a vibrargli un colpo fulmineo con uno dei tronchetti che stava tagliando.

Quando il malcapitato si riebbe dal colpo, che lo aveva mandato fuori conoscenza ma non aveva causato gravi danni, Gettan lo invitò a non cadere preda delle stesse illusioni che avevano già causato la rovina di molti, come la famosa scimmia che vedendo il riflesso della luna del pozzo credeva di poterla prendere con un secchio per portarsela a casa.

Durante un viaggio di ritorno da un periodo di meditazione nelle montagne Tsuji Gettan venne a sapere che un gruppetto di sette ronin si era autoproclamato signore della strada ed importunava o depredava addirittura i viaggiatori che avevano la sfortuna di imbattersi in loro.

Prese la decisione di percorrere deliberatamente quella strada per incontrare gli sfaccendati, e quando la strada gli fu bloccata da loro li apostrofò invitandoli a non comportarsi come se fossero i padroni di tutto quello che vedevano, avendo ognuno diritto di vivere la sua vita senza essere importunato.

Uno dei ronin lo invitò a toglersi il cappello da viaggio per mostrare il suo volto, e Gettan non ebbe esitazione ad accontentarlo.

Ai sette malintenzionati apparve un volto maestosamente corrucciato, contornato da una massa di capelli incolti che andavano in tutte le direzioni. Uno di essi riferiva di avere avuto l'impressione di trovarsi al cospetto di Fudo Myo, il dio protettore dei guerrieri, tradizionalmente raffigurato uscente dalle fiamme, col volto corrucciato e la spada sguainata. Tanto bastò a scoraggiare il gruppetto di sconsiderati dall'affrontarlo.

 

Nakamura "Tempu" (1876-1968), Un ponte tra la tradizione ed il futuro

 

Premessa:

Pur essendo questa sezione dedicata ai maestri delle antiche scuole (koryu) vi appare anche Saburo Nakamura, conosciuto col nome di Tempu, che cronologicamente appartiene a tutti gli effetti all'era moderna e che ha creato un metodo di formazione della persona, lo shinshin toitsu ho, profondamente innovativo. Crediamo infatti trattarsi di una figura legata culturalmente alle conoscenze ancestrali, seppure abbia deciso di derivarne un sistema didattico assolutamente moderno, costruendo un ponte ideale tra il sistema koryu e quello delle arti marziali di epoca showa (1926-1989).

 

Il maestro Saburo Nakamura (三郎 中村), 1876-1968, discendeva dalla famiglia dei Tachibana che governava la regione di Yanagawa nell’isola di Kyushu, la più meridionale del Giappone. Il padre Sukeoki si trasferì nei sobborghi di Tokyo all’inizio dell’epoca Meiji (1868-1912) e ricoprì importanti cariche nel Ministero delle Finanze. Nakamura sensei fin dall'adolescenza praticò intensamente judo, presso il dojo Meidokan, e Zuihen yu battojutsu. Il nome di Tempu (天風) col quale è conosciuto viene dal cinese ten e pu (vento divino). Sarebbe corretto trascriverlo Tenpu, ma la lingua italiana come noto non consentirebbe questa grafia quindi accetteremo Tempu.

Ancora adolescente ebbe un vivo interesse per la vita sociale e fece parte della organizzazione politica Genyosha diretta da Mitsuru Toyama, e fu Toyama che diversi anni più tardi vedendolo eseguire durante un raduno estivo di Zuihen ryu il kata di spada amatsukaze, gli diede il nome di Tempu (pronuncia cinese di amatsukaze). A Toyama si attribuisce anche l'affermazione che una delle più grandi sorprese della sua vita sia stata vedere Tempu, dal carattere difficile, irruento e incontrollabile, divenire un maestro.

Allontanato per le sue gravi intemperanze da scuola e dal dojo, Nakamura venne allora utilizzato da Toyama in situazioni dove la sua aggressività potesse sfogarsi ed essere utile, gli fece affidare quindi incarichi di fiducia come informatore dei servizi segreti dislocato in Cina e Manciuria. In seguito terminò gli studi in un istituto militare, nel 1902 fu ufficialmente arruolato nei servizi segreti dell’esercito ed assegnato nel 1903 all'ambasciata del Giappone a Pechino, dopo aver superato un corso di addestramento durissimo ma che in seguito si dimostrò utile e necessario.

Le missioni di ricognizione, in cui Nakamura aveva ai suoi ordini gli agenti Hashitsune e Kondo, avevano spesso come teatro territori contesi tra diverse potenze ma in pratica terra di nessuno ove regnava l'anarchia e dovettero spesso combattere non solo con le truppe regolari ma anche con guerriglieri e briganti, sprovvisti di armi da fuoco: l'unica arma in dotazione era un wakizashi facilmente occultabile negli abiti civili. Durante il primo scontro all'arma bianca Kondo, rinomato praticante di scherma, rimase paralizzato dall'emozione: affrontava per la prima volta un combattimento per la vita. Nakamura intuì allora per la prima volta, e questo condizionò la sua vita e la sua ricerca, che le capacità tecniche sono inutili senza il completo dominio di sé stessi.

Nel 1904 iniziò la guerra tra Russia e Giappone, nel corso della quale Nakamura dovette ancora misurarsi più volte con situazioni estreme. Catturato da un reparto cosacco, dopo un mese di interrogatori venne decisa la sua esecuzione ma fu salvato in extremis dall'intervento di Hashitsune che lanciando bombe a mano contro il plotone di esecuzione già schierato riuscì a salvarlo e farlo evadere. Per le sue numerose imprese, tuttavia avvolte dal mistero data la natura segreta delle missioni, si guadagnò la fama di soldato valoroso che non conosceva la paura e il soprannome di "tagliauomini".

Al termine della guerra russo-giapponese, nel settembre 1905, del reparto di 113 uomini che erano partiti per la guerra, selezionati fra i 3000 volontari ammessi al corso di addestramento, solo 7 (secondo altre fonti 9) tornarono vivi. Nakamura, già segnato da numerose ferite i cui postumi gli condizionarono il resto della vita, già nel 1904 aveva accusato i sintomi di una grave malattia che causava continue emorragie, ma senza potersi curare né fare ricerche. Dovette essere esonerato dal servizio e rimpatriato. Secondo alcune fonti si trattava di una forma di tubercolosi secondo altre di un cancro ai polmoni. La medicina tradizionale giapponese si mostrò impotente, e Nakamura rimase sorpreso dalla impossibilità di affrontare i propri problemi interni dopo averne superato di terribili provenienti dall'esterno, e di mantenere il controllo di se stesso. Fu allora che cominciò il suo interesse verso altre forme di medicina e verso i metodi di riequilibrio della persona.

La sua attrazione verso l’occidente era stata precoce: aveva appreso l’inglese fin dalla prima infanzia poiché un consulente britannico del Ministero delle Finanze frequentava assieme alla moglie la famiglia Nakamura e non conoscendo affatto il giapponese comunicavano solamente nella loro lingua. Decise di trasferirsi negli Stati Uniti ma non riuscendo ad ottenere il passaporto mise a frutto le sue esperienze nei servizi segreti. Nel 1909 con il falso nome di Sun Yilang si imbarcò da Shangai per New York. Deluso dai suo primi approcci con i filosofi e pensatori occidentali che aveva conosciuto attraverso i libri decise di tentare la medicina occidentale, che sulle prime sembró in grado di arrestare il corso della malattia. Si iscrisse quindi alla Columbia University, ancora sotto falso nome, pagato per prendere il suo posto da un ricco cinese che veniva finanziato dalla famiglia per portare a termine gli studi in un college ma era interessato piuttosto alla bella vita di New York. Arrivò a conseguire la laurea in medicina, ma dopo altri incoraggianti progressi la malattia divenne cronica. Fino ad epoca relativamente recente la scienza occidentale poteva poco contro la tubercolosi, che causò decine di milioni di morti nella prima metà del XX secolo, e ancora adesso non può molto contro il cancro.

Nakamura ebbe l’intuizione, confortata dalle osservazioni di alcuni importanti scienziati occidentali tra cui Edison, che anche la malattia potesse derivare da cause interne e che all’interno di se stesso dovesse e potesse cercarne sia le origini che la cura. Era libero da preoccupazioni economiche, grazie alla ricompensa dell'uomo di cui aveva assunto l'identità, e riprese a viaggiare. Si spostò in Europa dove prese contatti con numerosi esperti di varie forme di medicine, convenzionali o meno, traendone a volte profonde esperienze ma senza ricavarne alcun vantaggio per la salute, a volte rimanendo deluso, come dall'incontro a Londra con Henry Addington Bruce, autore di numerosi testi di psicologia.

Nella sua ricerca venne consigliato ed appoggiato da Kenkichi Hogata, in servizio presso l'ambasciata giapponese a Londra, che fu in seguito ministro degli esteri nel governo Inukai e che rimase per tutta la vita in stretti legami di amicizia con Nakamura. Si trasferì quindi a Parigi forte di una lettera di presentazione di Hogata alla celebre attrice Sarah Bernhardt, che lo prese in simpatia e lo ospitò.

Fu da lei suggerito di incontrare - ad Heidelberg in Germania - il medico tedesco Hans Adolf Eduard Driesch creatore di un metodo chiamato entelechia (dal greco entelosechein, avere uno scopo interno), termine aristotelico che essenzialmente privilegia la presenza a se stesso all’utilizzo non controllato della energeia, altro concetto greco, di tale complessità che i filosofi occidentali ancora non concordano sul suo reale significato. In questo periodo Nakamura venne anche a conoscenza delle scoperte del tedesco Planck, che diedero origine alla fisica quantistica e portarono poi alla teoria della relatività di Albert Einstein, che spesso citò nel corso del suo insegnamento. La cosidetta costante di Planck permetteva infatti di ipotizzare che l'energia vitale, quella che Driesch chiamò vrill e che veniva da lungo tempo definita prana in India , qi in Cina e ki in Giappone, fosse un fenomeno reale misurabile e quantificabile, legato alla emissione di energia elettrica. Ebbe contatti con lo psicanalista Lindler che gli trasmise alcuni metodi di autosuggestione.

Si può ipotizzare che al termine del suo peregrinare Nakamura avesse già chiari i concetti profondi alla base dell’equilibrio fisico-psichico dell’essere umano, ma non disponesse degli strumenti di lavoro necessari per usufruirne. Inoltre la sua salute continuava inesorabilmente a peggiorare. Sulla via per il Giappone, dove aveva deciso di ritornare per attendere la morte, un imprevisto costrinse la nave ad uno scalo ad Alessandria.

Qui incontró casualmente un uomo anziano con una lunga barba bianca, che dopo i primi convenevoli con molta calma lo informò di avere percepito un grave problema nel suo polmone destro. Si trattava del maestro yoga indiano Kaliapa (o Kaliappa) reduce da un viaggio in Inghilterra ed a Roma, ove aveva incontrato papa Pio X. Nakamura ammise di essere seriamente malato, senza alcuna speranza di guarigione e con poco tempo ancora da vivere, ma Kaliapa non si mostrò dello stesso avviso e lo invitò piuttosto a seguirlo.

Senza nemmeno chiedere dove, perché e per quanto tempo, Nakamura accettò. Rimase tre anni col maestro Kaliapa nel villaggio di Gorkhe al confine tra l’India e la Cina, ai piedi del monte Kanchenjunga (una delle più alte cime dell’Himalaya). Kaliapa lo sottopose ad un nuovo tirocinio, più arduo di quelli durissimi affrontati in precedenza, al termine del quale lo ammise ai suoi insegnamenti solo per mettere in crisi quanto Tempu aveva fatto fino ad allora.

Lo costrinse ad accettare l'idea che è vano cercare appoggi esterni per uscire da problemi interni o ragioni esterne per giustificare i propri fallimenti, mostrandogli la via per migliorare il proprio essere attraverso l’armonia con l’universo e l’energia naturale positiva che ne promana: come abbiamo già detto, prana secondo la terminologia yoga, qi in quella cinese, ki nella giapponese.

Attraverso la guida di Kaliapa Nakamura apprese come raggiungere e mantenere lo stato di kumbahakka, in cui corpo e mente sono al massimo delle loro possibilità eppure in uno stato di quiete, condizione necessaria per superare le prove richieste durante l'ultima parte del suo nuovo apprendistato. Al termine, era guarito dal male fisico e aveva superato i suoi problemi esistenziali. Kaliapa prese congedo da lui informandolo che il suo cammino sarebbe continuato nel suo paese natìo, tra la sua gente, e che doveva lasciare Gorkhe. Nakamura non tornò mai in India, né incontrò mai più Kaliapa.

 

 

La nascita dello shinshin toitsu hō

 

Dopo il suo ritorno in Giappone, nel 1914 circa, Nakamura si inserí di nuovo nella società e divenne in pochi anni direttore della banca Tokyo Jitsugyo Chozo e di altre importanti aziende. Ma nel 1919 decise di abbandonare posizione sociale e incarichi per diffondere le sue conoscenze. Dopo aver fondato il Toitsukai (Associazione per l’unificazione) che poi divenne Toitsu Tetsui Gakkai (Istituto di ricerca di Unificazione Filosofico-Medica) iniziò l’insegnamento dello shinshin toitsu hō, metodo dell’unificazione tra mente e corpo, tenendo corsi quotidiani all’aperto nei parchi di Ueno e Ichiya in Tokyo.

Fu il procuratore capo Iwao Mukai dopo avere assistito ad una di queste conferenze a segnalare Nakamura sensei al primo ministro Takashi Hara, che decise di appoggiarlo e lo segnalò a sua volta a numerose personalità. La sua fama crebbe rapidamente, e nel giugno del 1925, pochi mesi dopo l’inizio assoluto delle trasmissioni radio in Giappone, una delle sue conferenze venne trasmessa per radio.

Negli anni successivi l’associazione si diffuse attraverso tutto il Giappone, e nel 1940 prese il nome definitivo di Tempukai. Nel 1945 la sede del Tempukai venne distrutta dal governo militare, come rappresaglia per la politica pacifista apertamente tenuta da Nakamura sensei, ma al termine della guerra l’associazione riprese rapidamente vigore e a partire dall’ottobre del 1946 il maestro tenne conferenze mensili in varie località di Tokyo, ancora devastata dalla guerra.

Nel 1950, secondo la testimonianza di Tada Hiroshi sensei, circa il 70% dei praticanti di aikidō praticava anche presso il Tempukai. Nel 1962 il governo giapponese riconosceva il Tempukai come associazione educativa senza scopo di lucro (zaidan hojin). Nel 1968 venne completata la nuova sede dell’associazione, il Tempu Kaikan nei pressi del tempio Gokokuji in Tokyo. Il primo dicembre dello stesso anno scompariva Nakamura sensei. Attualmente i membri dell’associazione, cui è possibile aderire solamente per cooptazione, sembra siano oltre un milione.

 



La cosa più importante per un essere umano non è quanto si trova tra i suoi orecchi; è quanto si trova nel suo cuore. Se lo spirito è forte, si può realizzare qualsiasi cosa.


Si vive solo una volta. Mantieni te stesso nel presente. Il passato è andato e il futuro è ignoto.

Non cercare di eliminare tutte le tue passioni. Le passioni generano attività eroica. Soddisfa la tua passione, questo porterà beatitudine.

Non pensare al lavoro (a qualsiasi lavoro) come a un dovere. Se è un dovere, diventerà un peso. Come trasformi un peso in un piacere? Vivi con rispetto, correttezza, ottimismo e coraggio.

Quando ti svegli, la mattina, saluta il giorno con vigore. Durante la giornata astieniti dal pensare o dire: “sono confuso”, “sono debole”, “sono triste”, “ho bisogno d’aiuto”. La sera, prima di dormire, lascia andare ogni pensiero di tristezza, collera o irritazione. Pensa a cose piacevoli.

Non sovraffaticarti. Rifletti costantemente sul tuo stato mentale. Rivolgiti agli altri in modo positivo e brillante. Sii sempre grato, onesto, gentile e piacevole. Parla con sincerità e onestà.

Corpo e mente formano una singola entità; la vita segue leggi naturali fondamentali che non devono essere violate. La tua attitudine nei confronti della vita ne determina il corso. La migliore attitudine si basa su rispetto, coraggio, verità e purezza.

Nutri la forza vitale mantenendoti sano, coraggioso, deciso, risoluto e vigoroso.

Quando ti trovi in una situazione di tensione contrai l’ano. Centra te stesso nel basso addome. Rilassa le spalle.

 

I precetti di Nakamura Tempu

(traduzione di Asuka Azumi)

 

Giuramento per oggi

Senza provare rabbia, timore, dolore

Con onestà, benevolenza, piacere,

Con forza, coraggio e fede

Oggi adempirò i miei doveri verso la vita

Mai perderò la pace e l’amore

E vivrò come un autentico essere umano

Tutto questo oggi io giuro a me stesso.

 

Versi del Pranayama

Nell’energia di questo Grande Universo, ch’è imperscrutabile e divino,

Vi è un vigore che dà forza all’energia di noi esseri umani.

Esso risiede ovunque e ogni luogo riempie.

Con un metodo misterioso detto Pranayama

Con gratitudine profonda, dalle viscere fino all’estremità dei quattro arti,

Accogliamo tal vigore, finché non ne siamo più che sazi.

 

Versi della forza

Io sono la forza. Un cristallo della forza.

Dunque nulla vincermi può.

Malattia, destino e tutto il resto

La forza sovrasta.

E’ così! Un cristallo della potente potente forza.

 

Il vero io

Sin dal principio la realtà del mio vero io
È un’entità eterna e immortale
Che né l’acqua né il fuoco possono violare.
Se nell’uomo tal fede è vera e irremovibile
Le sofferenze della carne e la violenza degli uomini
Svaniranno come sogni e illusioni
E si aprirà il regno della grazia.


Lo Shinshin Toitsu hō, ossia il Metodo di unificazione tra corpo e mente creato dal maestro Nakamura Tempu, ha avuto grande influenza nella formazione di molti maestri storici dell'aikido, tra cui Toichi Tohei, che dopo il distacco dall'Aikikai di Tokyo volle chiamare il suo metodo Shinshin Toitsu aikidō, quello che molti chiamano ki-aikidō, ed Hiroshi Tada, 9. dan e Direttore Didattico dell'Aikikai d'Italia fin dalla sua fondazione: ha continuato ininterrottamente la pratica dello shinshin toitsu hō dal 1950 fino al momento di trasferirsi in Italia nel 1964 per introdurvi la disciplina dell'aikidō, e ancora oggi il suo metodo didattico utilizza concetti ed esercizi derivati dagli insegnamenti del maestro Nakamura.

Secondo i ricordi di Tada sensei all'epoca del suo ingresso all'Hombu Dojo di Tokyo - come detto nel 1950 - quasi tutti i praticanti seguivano anche i metodi formativi dei maestri Tempu o Nishi, ed il grande maestro Morihei Ueshiba assegnava ai nuovi arrivati nel dojō un sempai, compagno anziano, che facesse loro da tutore. Il sempai del maestro Tada apparteneva al Tempukai, e ve lo introdusse.

Parleremo altrove del metodo del maestro Katsuzo Nishi (1884-1959), che dopo avere sviluppato un suo sistema di "ingegneria della salute" ne implementò i principi e gli esercizi anche nel suo insegnamento dell'aikidō e dell'aikitaiso lasciandone tracce per esempio nel cosidetto "esercizio del pesce" (kingyo undo). Tra i maestri di aikidō che hanno insegnato in Italia, hanno frequentato il Nishikai ed utilizzato queste conoscenze i maestri Masatomi Ikeda ed Hideki Hosokawa.

Il metodo dello Shinshin toitsu hō utilizza in vari gradi e sfumature sia le tecniche occidentali di sperimentazione scientifica che le conoscenze ancestrali dello yoga, appreso da Nakamura durante una lunga permanenza in Himalaya con il maestro Kaliapa, e della tradizione giapponese, soprattutto quella legata storicamente al buddismo esoterico ed alle arti marziali, che il maestro Nakamura continuò a praticare ininterrottamente per tutta la vita. In questa breve esposizione cercheremo di descriverne per sommi capi i concetti basilari, che costituiscono un "ponte" che permette il passaggio delle dottrine ancestrali della tradizione verso i nuovi metodi formativi derivati dalle arti marziali giapponesi, di cui l'aikido è un esempio peculiare.

I "quattro principi di base per unificare mente e corpo" (shinshin toitsu no yondai gensoku) sono quelli fondamentali indicati dal maestro Nakamura:


Usare la mente in modo positivo

Usare la mente con piena concentrazione

Utilizzare il corpo in armonia con le leggi della natura
Allenare il corpo progressivamente, sistematicamente, regolarmente.

 

Attraverso l’applicazione metodica di questi principi l’essere umano può arrivare a vivere in piena armonia la sua vita e raggiungere con maggiore percentuale di successo i suoi obiettivi, rendendosi consapevole dei sei strumenti fondamentali con i quali deve organizzare la sua vita di tutti i giorni:

 

 

Tai-ryoku potere del corpo Forza fisica, salute, resistenza attraverso le età della vita
Tan-ryoku potere del coraggio Capacità di dominio delle proprie remore mentali
Handan-ryoku potere di giudizio Capacità di analisi e di scioglimento dei nodi decisionali
Danko-ryoku potere della determinazione Volontà di agire con risoluzione e decisione
Sei-ryoku potere della vitalità Energia vitale che assicuri resistenza e perseveranza
No-ryoku potere della abilità Capacità di adattabilità alle necessità contingenti

 

 

Benché sia ben noto che la mente muove e controlla ogni parte del nostro corpo, sappiamo anche che il controllo degli organi interni viene esercitato inconsciamente ed autonomamente attraverso il sistema nervoso, e ne possiamo dedurre che la mente dirige il corpo ma allo stesso tempo il corpo riflette lo stato mentale e la mente è influenzata dallo stato del corpo, attraverso canali che non solo non siamo normalmente in grado di controllare ma di cui spesso nemmeno abbiamo consapevolezza. E’ attraverso questo lavoro del sistema nervoso autonomo che mente e corpo vengono unificati ed occorre essere in grado di svilupppare sensibilità anche verso i canali “nascosti”, altrimenti una comprensione intellettuale di quanto esposto da un maestro o illustrato in un testo si rivelerà vana all’atto pratico. Il sistema di Nakamura sensei ha come obiettivo primario quello di consentire all’individuo un riequilibrio nel sistema mente-corpo e come obiettivo finale di consentire interventi positivi che permettano consapevoli regolazioni e fortificazioni del sistema nervoso autonomo ed attraverso esso della mente, del corpo e dell'essere umano nel suo complesso.

 

Per quanto sia stato e venga ancora spesso definito come “yoga giapponese” lo shinshin toitsu hō è come abbiamo detto un sistema composito che attinge da varie fonti. Molto importante è quella legata al sapere tradizionale giapponese, per quanto numerosi concetti teorici non abbiano un equivalente nella lingua giapponese e vengano quindi utilizzate terminologie tipiche dello yoga.

Il metodo di studio comporta esercizi di estensione e rilassamento del corpo, meditazione in posizione di seiza, esercizi di meditazione in movimento, esercizi di respirazione, metodi curativi e metodi per il miglioramento della salute, per sé stessi e per altre persone, attraverso metodi di trasmissione dell’energia (yuki). L’obiettivo di questo assieme di pratiche è la realizzazione dell’intero potenziale dell’essere umano nel corso della sua vita quotidiana, per tutto l'arco della vita terrena, attraverso l’unificazione e l'armonizzazione della mente e del corpo.

 

 

 

Diagramma per la valutazione del potenziale dell'essere umano

da: Toshiro Ono, 'Shin-shin-toitsu-ho' for Dynamic Meditation.

I parametri da valutare sono i 6 strumenti fondamentali già menzionati.

 

Conosciamo ben poco su eventuali contatti tra Nakamura sensei e Ueshiba sensei, ma sappiamo come già detto che buona parte dei praticanti dell’Hombu Dojo studiava anche presso il Tempukai. Il maestro Nakamura Tempu scomparve il 1. dicembre del 1968. Pochi mesi piú tardi, nell'aprile del 1969, scompariva anche il maestro Ueshiba Morihei.

 

Per approfondire:

Japanese yoga - The way of Dynamic Meditation, H.E. Davey, Stone Bridge Press, 2001

The road to the Spiritual Mind for Entrepeneurs (Masayuki Koyanagi) e 'Shin-shintoitsu-ho' for Dynamic Meditation (Toshiro Ono), in

Spiritual Motivation, edited by Ramsden, Aida & Kakabadse, Palgrave MacMillan, 2007 (pp. 101-113 e 114-124)

Biografia del maestro Nakamura Tempu, dal sito dell'Aikikai d'Italia

Il sito del Tempukai (in giapponese)

La biografia di Nakamura Tempu su Wikipedia (in inglese)

 

Per chi è interessato alla pratica: i seminari del maestro Hiroshi Tada e di diversi suoi allievi sono spesso dedicati al kinorenma o prevedono sessioni di kinorenma, il metodo didattico di unificazione tra mente e corpo elaborato dal maestro Tada focalizzandolo sulla pratica dell'aikido.

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